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atto secondo. — sc. v. 453

Nè spero mai, mai più, di racconciarlomi.
Bonifacio.Oh che! volete voi per questo affliggervi?
Morir per questo? Quasi che le femmine
Debban mancare al mondo! Sête giovane,
Ricco e bello: n’avrete in abbondanzia
Ancora tal, che vi verrà a fastidio.
Claudio.Ah lasso! io vô morir.
Bonifacio.                                    Fate buon animo.
Claudio.Volete voi farmi piacer? Lasciatemi
Qui sol.
Bonifacio.             Cotesto non ricerca il debito
Dell’amor ch’io vi porto.
Claudio.                                          Non amandomi
Colei che sola al mondo amo, e mancandomi
Colui di fede di chi sol fidavomi,
Non curo nè d’amor nè d’amicizia
Di persona del mondo. M’abbia in odio
Ognuno, ognuno ingannimi e tradiscami;
Chè anch’io vô odiar ognuno, e mai non essere
Ad alcuno fedele; e donne ed uomini,
Sia chi si vuol, menar tutti a una regola.1
Bonifacio.Questo non è parlar d’uomo ch’abbia animo
Maschio.
Claudio.              Non so s’io l’abbia maschio o femina:
So ben ch’io l’ho mal contento, e che d’essere
Meco gl’incresce; ed è per far ogni opera
D’abbandonarmi tosto, abbandonatomi
Avendo quella che a suo modo volgere
Lo potéa.
Bonifacio.                Tal’ parole non convengono
A voi, ch’altrui mostrar la sapïenzia
Dovreste, essendo sempre nelle lettere
Involto e in tanti esempî di filosofi.
Claudio.Ne’ libri, oimè! si leggeno o si scrivono
Molte cose, che in fatti poi non reggono. 2
Bonifacio.Venite almeno in casa, e disfogatevi
Come vi par, e non state qui in pubblico,
Come fanciul battuto, a versar lagrime:


  1. Frase degna di osservazione.
  2. Reggere è qui posto con significazione nell’uso comunissima, ma nei vocabolari non ben dichiarata. Anche la sentenza di questi versi è tale, che, ai giovani specialmente, dovrebbe spesso ricordarsi.