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36 la cassaria.

briaco, d’un fuggitivo servo, che del tuo proprio sangue, e che te n’avvenga male, non hai di che dolerti più giustamente che di te medesimo.

Crisobolo.     Io non so che mi faccia; io sono il più ruinato e disfatto uomo che sia al mondo.

Volpino.     Patron, poichè ti ritrovi qui, ho speranza che non sarà la cassa perduta; e Dio t’ha ben fatto tornare a tempo.

Crisobolo.     E come? hai tu nessuna traccia per la quale la possiamo trovare?

Volpino.     Tanto mi son oggi travagliato, e tanto sono ito come un cane a naso1 or di qua or di là, che credo saperti mostrare ove è la robba tua.

Crisobolo.     Se lo sai, perchè non me l’hai già detto?

Volpino.     Non dico che lo sappia, ma credo di saperlo.

Crisobolo.     Dove hai tu sospetto?

Volpino.     Tírati un poco più in qua; ancor più: chè tel dirò. Vieni anco più in qua.

Crisobolo.     Chi temi tu che n’oda?

Volpino.     Colui che credo che l’abbia rubbata.

Crisobolo.     Abita qui presso dunque?

Volpino.     In questa casa abita.

Crisobolo.     Che? credi questo ruffiano che abita qui, l’abbia rubata?

Volpino.     Io lo credo, e ne son certo.

Crisobolo.     Che indizio n’hai?

Volpino.     Ti dico che n’ho certezza. Ma, per dio, non perder tempo in voler ch’io ti narri per che via, con qual fatica, con qual arte io sia venuto a certificarmi di ciò, perchè ogni indugio è pericoloso troppo; chè ti so dire che s’apparecchia di fuggirsene all’alba il ladroncello.

Crisobolo.     Che ti par ch’io faccia? chè sì oppresso mi veggio all’improvviso, ch’io non so dove mi volga.

Volpino.     Mi par che andiamo súbito al Bassam, e che a lui facci intendere che uno ruffiano tuo vicino t’ha rubbato una tua cassa, con la qual s’apparecchia di fuggire; e che lo preghi che non ti manchi di justizia, e che mandi teco alcuno delli suoi a cercare la tua robba, perchè ti credi ancor l’abbia il ruffiano in casa.


  1. Andare a naso per Andare fiutando, è frase osservabile, quando ai maestri piaccia, e non osservata.