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448 la scolastica.

Torto avete. Se bene hanno licenzia
Le donne nostre, non però si debbono
Nè peggior nè miglior dell’altre credere:
E se in ciò cade colpa, perchè agli uomini
Non si de’ dar più tosto, che ’l comportano?
Ma mi par che parliate più per collera
Che per ragione; ed io che darvi annunzio
Di gaudio mi credéa, veggo che datovi
L’ho di mestizia, e che vi spiace intendere
Ch’elle sian qui.
Claudio.                         Vi dico, Bonifazio,
La verità: questo volerlo ascondere
A me, che Eurialo fa, mi guasta il stomaco.
Bonifacio.Non date fede a quel poltron. Credibile
Non è che Eurialo avesse fatta simile
Commissïone: e quando anco pur fattala
Avesse, a mal effetto io non l’interpreto.
Forsi lo fa perchè il primo vuol essere
Che ve ne dia la novella, o vuol farlavi
D’improvviso vedere.
Claudio.                                    Il forse è debole
Fondamento. Le cose che si veggono
Si puon dir certe: le future in dubbio
Son sempre, che pônn’esser e non essere.
Bonifacio.Volete voi ch’io levi questo dubbio,
Se per bene o per mal costui nascondere
Cerca questa venuta?
Claudio.                                    Lo disidero.
Bonifacio.Gli vô porre una spia, che qual sia minima
Cosa non possa far nè dir, che subito
Non la intendiam.
Claudio.                              Fatel, di grazia, e costimi
Che vuole.
Bonifacio.                    Molto non vi vô far spendere:
Ma troverete, al fin, che gli è una favola.
Si vuol pigliar di voi giuoco, facendovi
Avere a un tempo maraviglia e gaudio
Quando la vederete. Ma in memoria
Mi torna, che mi disse dianzi Eurialo,
Che a desinar v’invita alla domestica
Con esso lui: sì che, per dio, comprendere
Potete ch’egli è appunto come io giudico.