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atto primo. — sc. i. 433

Alli dottor, nè più si facéa Studio,
Per le guerre che più ogni dì augumentano,1
Avéa tramato, per mezzo di Bartolo
Suo padre, d’esser condotto qui a leggere;
E che l’avéa ottenuto, ed era in ordine
Con tutta la famiglia per venirsene;
E che l’abitazion sua doveva essere
Qui nella casa lor: e confortavami
Che anch’io mi ci trovassi; chè in presenzia
Si fan meglio le cose, che con lettere.
Per questa causa era venuto, e postomi
In casa vostra, per potere...
Bonifacio.                                               Intendovi.
Claudio.Meglio fruir la vista di Flaminia.
Bonifacio.Nè potevate aver luogo più comodo.
Claudio.Poichè son qui, mi par che più non seguiti
Che s’abbia a fare in questa terra Studio.
Poi gionse,2 come voi sapete, Eurialo
L’altrieri, ed apportò che messer Lazzaro
È condotto e che debbe andar a Padova,
E che la via del Po, che va a Vinegia,
Farà, senza altrimenti qui venirsene.
Bonifacio.Oh! questa è, dunque, la cagion che Bartolo,
Che molti giorni era stato espettandolo,
Questa mattina s’è partito, e dicono
Gli3 suoi di casa, che va fin a Napoli?
Claudio.Potete or, senza ch’io ’l dica, comprendere
Che m’induca, mi sforzi e mi necessiti
A partir da Ferrara, ed ir a Padova.
Ma, per non perder tempo, anderò a intendere,
Qua dove i carrattieri4 si riducono,
S’a Francolino è burchio per Vinegia
Che parta oggi o domani; ch’io voglio essere,
S’io potrò,5 prima là di messer Lazzaro.
Bonifacio.Gli è ben ch’io torni in casa, e facci cuocere
Il disnar, sì che possa ir a tavola
Come ritorni. Ecco il figliuol di Bartolo,


  1. G. A.: «augumentavano.»
  2. G. A.: «giunse.»
  3. G. A.: «Li.»
  4. G. A.: «carettieri.»
  5. G. A.: «Se potrò.»
ariosto.Op. min. — 2. 37