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426 la scolastica.

Quando bisogna. A torto gli condannano,
Che qual sansuga il sangue vivo cavano
A chi s’appiglian, che suoi versi ascoltino.
Ma quai son quei che ne’ suoi fatti propii,
Ove intervien la gloria, non si perdano?
Sono lor date ancor altre calunnie,
E pur a torto; in che non voglio estendermi.
Restaro1 adunque satisfatti gli animi
Degli prenominati, che voleano
Ch’e’ si giungesse il fin alla Commedia.
Ma dopo, molti giorni non passarono,
Ch’ebbe notizia come ancora il prencipe
Desiderava che tirata all’ultimo
Pur l’opra fusse: e non già perchè intendere
Glielo facesse, perchè un buon giudizio
Potéa comprender, come sopra ho dettovi,
Ch’egli non era a questo fatto idoneo.
Dunque ogni studio, questo di cui parlovi,
Pose in far cosa grata a sua eccellenzia:
Nè sapendo a chi altri meglio volgersi,
Con umil prieghi e lacrime delibera
Tentar se del fratello può trar l’anima
Alle parti2 superne, acciò che gli esplichi
Il fine risoluto della favola.
A lui dunque si volge, e di ciò pregalo,
E la mente del prencipe fa intenderle,
Col ricordarle il lungo e grato ospizio
Avuto in la sua corte, con le grazie
Che benigne le ha fatte3 senza novero.
Tre volte e quattro avéa le sollecite
Preci iterate, quando apparve in sonnio
Il fratel al fratello, in forma e in abito
Che s’era dimostrato sul proscenio
Nostro più volte a recitar principii,4


  1. Questa a noi pure sembra, coi più, la più ragionevole lezione; benchè le stampe del Grifio e del Giolito portino Restano, e il manoscritto del Barotti non abbia qui correzioni.
  2. I moderni (ed è chiaro per quale scrupolo): Dalle parti.
  3. Intenderle, ricordarle, le ha fatte, sono nel manoscritto del Barotti. Quando, dunque, non si avveri il supposto da noi nella nota 1 della pag. 424, converrà dire che Gabriele riferir volesse questi tre pronomi, piuttosto che a fratello, ad anima.
  4. Delle notizie che possono raccogliersi da questo Prologo, non ci pare che profittassero sin qui abbastanza i biografi di messer Lodovico.