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atto quarto. — sc. i, ii. 33

déttomi che il vecchio mio non è uscito del porto, però che in quel punto che era per sciôrsi, arrivò da Negroponte un legno con lettere, che l’hanno così liberato1 d’ogni faccenda per che lui andava, che non gli è stato bisogno di gire più innanzi; e si meraviglia che già non fussi a casa, e che veduto io non l’avessi. Se non ch’io non gli do pur piena fede, or ora, senza uno attimo indugiare, andarei con quella maggior fretta che portar mi potessino le gambe, ad affogarmi in mare. Ma che lume è questo che di là viene? Oimè, che non sia il vecchio! Ahi lasso! è il patron certo. Tu sei morto, Volpino! Che farai, misero? dove ti puoi tu nascondere? dove precipitarti súbito, per levarti da tanti supplizî che ti si apparecchiano?


SCENA II.

CRISOBOLO vecchio patrone, VOLPINO, GALLO servi


Crisobolo.     Tanto mi sono, senza avvedermi, indugiato in casa del Plutero, che è fatto notte: però non ho perduto il tempo, chè ho risaldati alcuni miei conti con esso lui, ed ho fatto una opera che longamente ho desiderato di finire.

Volpino.     (Ah vile e pusillanimo Volpino! Dove è ita l’audacia, dove è l’usato tuo ingegno? Tu siedi al governo di questa barca, e sarai il primo che sbigottir ti lasci da sì piccola tempesta? Caccia ogni timor da parte, e móstrati qual ne’ pericolosi casi sei solito d’essere: ritrova l’antique astuzie, e quelle poni in opera; chè ci hanno più bisogno, che in altra tua impresa avessino mai.)

Crisobolo.     È per certo più tardi assai ch’io non pensai.

Volpino.     (Anzi molto più per tempo che non era il mio bisogno. Ma venga pur, venga a sua posta, chè apparecchiata ho già la tasca da fargli il più netto e il più bel giuoco di bagattelle, ch’altro maestro giocasse mai.)

Crisobolo.     Oh come è stata buona la sorte mia, che non abbia bisogno partir di Metellino al presente!

Volpino.     (Trista altrettanto è stata la nostra.)

Crisobolo.     Chè lasciare i miei traffichi e la roba mia a discrezione d’un prodigo giovane, qual è il mio Erofilo, e di schiavi senza fede, non era sicuro molto.


  1. Ant. stamp.: risvegliato; senza che torni facile indovinare da che nascesse lo scambio.