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414 | il negromante. |
Avrei potuto mai più grato genero
Di lui, nè a lui potuto avrei dar femmina
Che mi fosse più cara di questa unica
Mia figlia. Or, solo il caso vostro, Abbondio,
Contamina1 e disturba che il mio gaudio
Non è perfetto. Ma, se senza ingiuria
Vostra io potessi fruirlo, rendetevi
Certo che saría in me quella letizia2
Ch’essere in alcun uomo sia possibile.
E se impetrar potrò da voi, che il gaudio
Mio tolleriate e non vogliate opporveli,
E vi togliate Emilia così vergine
Come a noi venne, la qual vi fia facile
Rimaritar a giovane sì orrevole
Come sia il nostro, e ricco; io mi vi proffero,
Con ciò ch’al mondo ho, sempre paratissimo.
Abbondio.Se fin da puerizia sempre, Massimo,
Io v’ho portato amore e riverenzia,
Non voglio ch’altri mi sia testimonio
Che voi. S’io v’amo al presente, e il medesimo
Son verso voi ch’io soglio, Dio lo giudichi,
A cui sol non si può nasconder l’animo.
Ma che non mi rincresca che disciogliere
Io vegga questo matrimonio, e Emilia
Tornarmi così a casa, non può essere:
Chè, ancorchè per ciò in lei non ha ignominia
Giustamente a cader, pur fia materia
Data al volgo di far d’essa una fabula;
Il che a rimaritarla sarà ostacolo
Maggior che non vi par.
Massimo. Eccovi il genero
Apparecchiato qui. Camillo, nobile
E ricco e costumato e dabben giovane,
Che l’ama più che sè stesso, e desidera
D’averla. Or dove me’ potete metterla?
Camillo.Cotesta bocca sia da Dio in perpetuo
Benedetta!
Abbondio. Dica egli, ed io rispondere
Saprò al suo detto.