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400 il negromante.

Abbia un ribaldo, il qual l’attendéa al svolgere
Del canto.
Nibbio.                Aimè!
Temolo.                           Dietro il capo gravissimo
È il colpo: ognun v’accorre.
Nibbio.                                             Ah! per Dio, insegnami
Dov’egli è.
Temolo.                  Va diritto fin al svolgere
Di questo canto; indi a man manca piegati,
E corri, e quando tu se’ a San Domenico,
Volta a man destra, e fa ch’ivi ti mostrino
La, via d’andare all’ostaria del Bufalo.
Ma che voglio insegnar? Non è possibile
Errar: va dietro agli altri: grandi e piccoli
V’accorron tutti.
Nibbio.                            O Dio!
Temolo.                                        Non posso credere
Che il trovi vivo.
Facchino.                            E dove ho io a mettere
La cassa?
Nibbio.               O mastro Jachelino misero,
Ben te lo predicevo io!
Fazio.                                 Che farnetichi?
Dove, in sì poco tempo che levato mi
Sei da lato, hai sognato queste favole?
Facchino.Vada a sua posta; non gli vô già correre
Dietro. Almeno sapess’io, dove ho a mettere...
Temolo.Tu l’hai da por qua dentro: vatti scarica1
Dove costui ti dirà. Voi mostrateli
Dove il padron ci disse, nella camera
Di sopra, a canto il letto di Lavinia.
Fazio.Di Lavinia?
Temolo.                    Dovreste pur intendere.
Fazio.T’ho inteso.
Temolo.                    Poi pagatelo e mandatelo
Via, ch’io non vô cessar ch’io truovi Cintio.



  1. Modo in tutto conforme al già fatto osservare nella Lena, lin. 32 della pag. 333.