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il negromante. | 393 |
Ne restò.
Nibbio. Ma quegli altri che vi volsero,
Per trovar s’avevam roba da dazio,
Guardar nelle valigie?
Astrologo. Deh, raccontali
Che avvenne lor.
Nibbio. In rane trasformaronsi,
E tuttavía alla porta dietro gracchiano
Ai forastier che innanzi e indietro passano.
Massimo.E dove fu cotesto?
Nibbio. In Andrenopoli.
Voi trovareste in Vinegia un par d’uomini
Che san la cosa appunto, e così in Genova.
Massimo.Come vorrei volentier che vi desseno
Questi nostri un dì noja, per vederveli
Castigare. Io non credo che ne siano
De’ più molesti al mondo.
Nibbio. Conciaríali
Così ben per un tratto, che in perpetuo
Per lor Cremona avría di lui memoria.
Massimo.Oh come fate bene ad avvertirmene!
Chi toccasse la cassa non sappiendolo?
Astrologo.Il toccarla, o sapendo o non sapendolo,
Nïente può giovare e molto nuocere:
Ma chi l’aprisse o la toccasse a studio,
Non solo sè, ma voi, con quanti fossino
In casa vostra, porría in gran pericolo.
Massimo.Oh, saría molto audace e temerario
Chi ardisse aprirla, o la toccasse a studio!
Ma ben noto farò questo pericolo
A tutti i miei di casa.
Astrologo. Manderòvvela
Per questo mio. Voi, come ho detto, fatela
Pôr nella stanza ove li sposi dormono,
A canto il letto, e fate poi la camera
Serrar.
Massimo. Non mancherò di diligenzia.
Astrologo.Io vo a farla arrecar.
Massimo. Io a farlo intendere
Or ora a tutti i miei, che non facessino,
Per non saperlo a tempo, qualche scandolo.
Nibbio.Cotesta è una gran tresca: che n’ha a essere