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atto terzo. — sc. iii. 387

O di gatto. Or che direste, vedendovi
Trasformare in un topo, che è sì picciolo?
Camillo.Forse anco in pulce o in ragno cangerestemi?
Nibbio.(Io mi vô discostar, per non intendere
Questi ragionamenti, che impossibile
Mi saría udirli e non scoppiar di ridere.)
Astrologo.Cangiar vi posso in quante varie spezie
Son d’animali, e farvi indi rassumere
La propria forma: vi posso invisibile
Mandar. Ma udite: potreste, volendovi
Mutar in cane o in gatto, guadagnarvene
Qualche mazzata, e nel tempo più comodo
Voi sareste cacciato della camera.
Camillo.Dunque, fia meglio mandarmi invisibile.
Astrologo.Invisibil, per certo; ma dissimile-
mente da quel che pensate. Volendovi
Mandar al modo che dite invisibile,
Trovar bisognarebbe una elitropia;1
Ed a sagrarla ed a metterla in ordine
Come si debbe non abbiamo spazio.
Ma serbando gl’incanti quando sieno
Più di bisogno, ho pensato che chiudere
Vi farò in una cassa, e nella camera
Di lei portar; e a tutti darò a intendere,
Che quella cassa sia piena di spiriti;
Sì che non sarà alcun che d’appressarsele
Ardisca a quattro braccia, fuorchè Emilia
Che sa il tutto. Ella poi ne verrà tacita-
mente, e trarràvvi della cassa.
Camillo.                                                  Intendovi;
Ma mi par che ci sia molto pericolo.
Astrologo.Volevate testè, solo accennandovi
Lei, cacciarvi nel fuoco e il petto fendervi;
Ed ora ella vi prega di sì facile
Cosa, e con piacer vostro, e state attonito,
E vi par che ci sia tanto pericolo?
Camillo.Di lei, non di me temo.
Astrologo.                                    Ah diffidenzia!
Dove son io, potete voi, sentendomi


  1. Per ciò che spetta a questa volgare credenza, basti ricordare il Boccaccio, nella novella terza della giornata ottava. Pur sono qui notabili le altre superstiziose usanze, alle quali si accenna.