Pagina:Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu/395


atto terzo. — sc. ii, iii. 385

Nibbio.Delle tre starne che in piè avete,1 ditemi
Quel mangiarete?
Astrologo.                                Vedráimi ir beccandole
Ad una ad una, ed attaccarmi in ultimo
Alla più grassa, e tutta divorarmela.
Nibbio.Eccoven’una, e la miglior: mettetevi,
Se avete fame, a piacer vostro a tavola.
Astrologo.Chi è? Camillo?
Nibbio.                            Sì.
Astrologo.                                 Sì ben, mangiarmelo
Voglio, che l’ossa non credo ci restino.


SCENA III.

CAMILLO e detti.


Camillo.Io son tornato.
Astrologo.                         Io il veggo.
Camillo.                                              Ora chiaritemi
Che vuol da me la mia padrona.
Astrologo.                                                       Vuolevi
Seco nel letto questa notte, e stringervi
Nelle sue braccia, e più di cento milia
Volte baciarvi, e del resto rimettersi
Alla discrezïon vostra.
Camillo.                                      Deh! ditemi
Quel ch’ella vuol, ch’io non ho sì propizie
Le stelle, che sì tosto debba giungere
A tanto bene.
Astrologo.                        Io dico il vero, e credere
Non mi volete? Vuol che nella camera
Con lei vi ponga questa notte.
Camillo.                                                  E Cintio
Dove sarà?
Astrologo.                    Vô ch’al mio albergo Cintio
Alloggi questa notte sotto spezie
Di fargli certi bagni, li quali utili
Debbian essere a questa sua impotenzia.
Or che pensate?
Camillo.                            Penso che difficile


  1. Vedi sopra, pag. 371, verso 7 e nota 2.
ariosto.Op. min. — 2. 33