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atto terzo. — sc. iv, v. 27

fatti tuoi. Se per obbedire al vecchio tu perseveri di tenertelo odioso, tu l’averai sempre o con pugni o con bastoni sul viso e sul capo, e ti storpierà o ti occiderà un giorno, e tu n’averai il danno. Ma se, per compiacere al giovene, tu non sarai così ogni volta al vecchio obbediente, il vecchio, che è più moderato e più saggio, ti sarà di lui più placabile sempre; e dê1 conoscere quanto vaglia un par tuo per contrastare a un sì gagliardo cervello come è quel del suo figliuolo. Io ti parlo d’amico.

Nebbia.     Io conosco per certo che tu mi dici il vero, e son disposto ogni modo di mutar proposito. Ma attendi.

Gianda.     Che?

Nebbia.     Chi è costui che esce di casa del ruffiano, e mena seco una delle fanciulle d’esso? debbe averla comprata.

Gianda.     Mi par l’amica del patron nostro.

Nebbia.     È quella senza fallo.

Corbacchio.     È quella veramente.

Gianda.     Estobla,2 fermiamoci: ritraetevi qui tutti, chè guardiamo dove la mena, acciò che ad Erofilo lo sappiamo ridir poi: zit.


SCENA V.

TRAPPOLA, GIANDA, CORBACCHIO, MORIONE,

NEBBIA, NEGRO servi.


Trappola.     — Il Brusco s’è partito. Oh che asino indiscreto a lasciarmi di notte qui solo con questo carriaggio a mano! —

Gianda.     Costui, per quel ch’io vedo, se ne mena Eulalia.

Corbacchio.     O sventurato Erofilo!

Gianda.     Oh che affanno, oh che malinconia se ne porrà, come l’intende!

Trappola.     — Non pianger, bella giovene. —

Gianda.     Vogliam ben fare?

Nebbia.     Che?


  1. Invece di questa voce, che può intendersi per deve, il Barotti, da altri seguíto, poneva: saprà.
  2. Così l’edizione del 1525, copiata da quella del 1755, ma colla mutazione in Estobia. Il Barotti ed altri credettero buona lezione: Estolà. Per questo ravvicinamento, un editore ardito nel fare, scriverebbe forse Altolà; un annotatore ardito nelle congetture, direbbe che Estobla sia termine jonadattico, usato da’ bravi o da’ birri, per avvisare altrui di mettersi in guardia o in aguato; e procedente, per qualunque sia modo, dal latino excubiæ!