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24 | la cassaria. |
Lucrano. Costui che vien qua, deve essere pur ora smontato di nave, chè si mena dietro il facchino carico.
Trappola. — Non può star molto discosto: questa è pur la casa grande, a l’incontro della quale mi è detto ch’egli abita. —
Lucrano. Non deve trovare albergo, per quel ch’io sento.
Trappola. — Oh veggio a tempo costui, che mi saprà forse chiarire, perchè non sono qui molto pratico. — Dimmi, uomo da bene.
Lucrano. Tu dimostri per certo di non esser molto pratico, chè m’hai chiamato per un nome che nè a me nè a mio padre nè ad alcun del sangue mio fu mai più detto.
Trappola. Perdónami, chè non t’avevo ben mirato: io mi emenderò. Dimmi, tristo uomo, d’origine pessima... ma, per dio, tu sei quel forse proprio ch’io cerco, o fratello o cugin suo, del suo parentado almeno.
Lucrano. Potrebbe essere; e chi cerchi tu?
Trappola. Un barro, un pergiuro, uno omicidiale.
Lucrano. Va piano, chè sei per la via di trovarlo. Come è il proprio nome?
Trappola. Il nome..., ha nome..., or or l’avevo in bocca; non so che me n’abbi fatto.
Lucrano. O inghiottito o sputato l’hai.
Trappola. Sputato l’ho forse, inghiottito no, chè cibo di tanto fetore non potrei mandare nello stomaco senza vomitarlo poi súbito.
Lucrano. Coglilo adunque della polvere.
Trappola. Ben tel saprò con tanti contrassegni dimostrare, che non sarà bisogno che del proprio nome si cerchi: è biastematore e bugiardo.
Lucrano. Queste son delle appartenenti1 al mio esercizio.
Trappola. Ladro, falsamonete, tagliaborse.
Lucrano. È forse tristo guadagno saper giucare di terra?2
Trappola. È ruffiano.
Lucrano. La principal dell’arte mia.
Trappola. Riportatore, maldicente, semínatore di scandoli e di zizzanie.