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atto quarto. — sc. ii. | 323 |
SCENA II.
BARTOLO, MAGAGNINO.
Bartolo.Io gli ho mandato dieci volte o dodici
I messi, acciò che li pegni li tolgano;
Ma questi manigoldi, purchè siano
Pagati del vïaggio, poco curano
Di far esecuzione alcuna. El1 credito
Mio primo era quaranta lire e quindici
Soldi; e di questo tenuto in litigio
M’ha quattro anni, e ci son ben due sentenzie
Date conformi; ed ho speso in salarii
D’avvocati, procuratori e giudici,
Duo tanti; e poco men le citatorie,2
Le copie di scritture e de’ capituli
Mi costan. Metti appresso intollerabile
Fatica, e gravi spese delle esamine,
Del levar dei processi e di sentenzie.
Le berrette, che a questo e a quel traendomi,
Le scarpe, c’ho su pel palazzo logromi3
Dietro a’ procurator, che sempre corrono,
Più di quaranta lire credo vagliano.
Poi, doppo le fatiche e spese, i giudici
Solo in quaranta lire lo condannano;
E chi ha speso si può grattar le natiche.
Ve’ le ragion che in Ferrara si rendono!
Quelle quaranta lire almen s’avesseno!
Ma quando sopra a certe massarizie
Poi rivaler mi penso, che non vagliono
Quaranta lire quante son tutte, eccoti
La moglie comparir con l’inventario
Della sua dote, che tutte me l’occupa.
Non voglio nè per certo posso credere,
Che nella povertà che riferiscono,
Si truovi. Magagnin, va, fa il tuo ufficio;
Batti quell’uscio.
- ↑ Le antiche stampe, ed anche il Barotti: e ’l. Il Pezzana e gli altri: Il.
- ↑ Parola gradita all’Ariosto, che l’usò anche nel Negromante e nel Furioso: nè i vocabolari poterono fin qui recarne altro esempio.
- ↑ Il Barotti e gli altri: logore.