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320 la lena.

SCENA VII.

CORBOLO, PACIFICO.


Corbolo.Noi siam forniti: a quattro a quattro corrono
I venticinque fiorini; ma e’ corrono
Tanto, che più non c’è speme di giungerli.
Come n’ha fatto un bel servigio Giulio!
Per dio! sempre gli abbiamo d’aver obbligo.
Mi dice: — Tornerai fra un’ora a intendere
Quanto sia fatto; — e poi m’ha, contra all’ordine,
Mandato questo pecorone a rompere
Le fila ordite, e ch’io stavo per tessere.
Pacifico.Che sei stato costì tanto a contendere?
Dove è la veste che tu arrechi a Flavio?
Non indugiam, cancar ti venga, a metterlo
Fuor di casa. Ch’aspetti? ch’entri Fazio,
E che lo vegga?
Corbolo.                           S’io non posso in camera
Entrar! se m’ha di fuor serrato Ilario!
Pacifico.Come faremo?
Corbolo.                        Vedi di nasconderlo
In casa.
Pacifico.              Non c’è luogo.
Corbolo.                                        Dunque mettilo
Fuore in giuppon. Di due partiti prendine
L’uno: o l’ascondi in casa, o in giuppon mandalo
Di fuor.
Pacifico.              Nè l’un nè l’altro vogl’io prendere.
Corbolo.Che farai dunque?
Pacifico.                                Or mi torna in memoria
C’ho in casa una gran botte, che prestatami
Quest’anno al tempo fu della vendemmia
Da un mio parente, acciocchè adoperandola
Per tino, le facessi l’odor perdere
Ch’avea di secco: egli di poi lasciata me
L’ha fin adesso. Io ve lo vô nascondere
Tanto che questi che verran con Fazio,
Cercato a lor bell’agio ogni cosa abbiano.
Corbolo.Vi capirà egli dentro?
Pacifico.                                     Ed a suo comodo.