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316 la lena.

SCENA IV.

FAZIO, PACIFICO.


Fazio.Perchè non vi vorrei giunger, Pacifico,
Improvviso, fra un mese provvedetevi
Di casa, chè cotesta son per vendere.
Pacifico.L’è vostra, a vostro arbitrio disponetene.
Fazio.Il compratore ed io ci siam nel Torbido1
Compromessi, ch’è andato a tôr la pertica
Per misurarla tutta. Non mi dubito
Che si spicchi da me senza conchiudere.
Pacifico.L’avessi jer saputo, chè assettatola
Un po’ l’avrei: mi cogliete in disordine.
Fazio.Or va, e al me’ che puoi, tosto rassettala;
Chè non può far indugio che non vengano.
Pacifico.Non oggi, ma diman fate che tornino.
Fazio.Non ci potrebbe costui che la compera,
Esser domane, chè vuol ire a Modena.


SCENA V.

PACIFICO, CORBOLO.


Pacifico.Come faremo, Corbolo, di ascondere
Il tuo padron, che costor non lo vegghino?
Chè, senza dubbio, se lo vede Fazio,
S’avvisarà la cosa, e sarà il scandolo
Troppo grande.
Corbolo.                         Ècci luogo ove nasconderlo?
Pacifico.Che luogo in simil casa, misurandola
Tutta, esser può sicur che non lo trovino?
Corbolo.Or non c’è alcuna cassa, alcun armario?
Pacifico.Non ci son altre che due casse picciole,
Che Santino2 in giuppon non capirebbono.
Corbolo.Dunque facciamlo uscir prima che venghino.
Pacifico.Così spogliato?
Corbolo.                         Io vo a casa, ed arrecogli


  1. Cognome di un agrimensore ferrarese, in credito ai tempi del poeta. — (Molini.)
  2. Santino era forse nome di persona nota per la sua piccolezza o soverchia magrezza. — (Molini.) — In giuppon e da intendersi come: spogliato in giubbone.