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278 i suppositi.

Il mio danajo.
Cleandro.                         Nol dico, Filogono,
Per disputar se valse o no la vendita.
Deh! fosse egli pur1 quel...
Lizio.                                                  Stiam freschi!
Cleandro.                                                                           Ditemi,
Avéa egli nome allor Dulippo?
Lizio.                                                       Abbiatevi
Cura, patron.
Filogono.                         Che ti vuoi tu intromettere?
Dulippo no, ma Carino era il proprio
Nome.
Cleandro.          Carino? o Dio!
Lizio.                                   Sì sì, lasciatevi
Pur trar di bocca ogni cosa.
Cleandro.                                                  Oh Dio ottimo,
S’oggi volesse2 farmi felicissimo!
E perchè il nome gli mutaste proprio?
Filogono.Dulippo detto fu, perchè nel piangere
Sempre chiamar questo nome era solito.
Cleandro.Io son ben certo, che questo è il mio unico
Figliuol, che insieme perdei con la patria;
Carino, ch’avea il nome di suo avolo:
E quel Dulippo, che chiamar fu solito
Quando piangeva, era un de’ miei dimestici,3
Che lo nudriva e che n’avéa custodia.
Lizio.Altrove ancor che nel regno di Napoli,
Si truova Bari:4 in Ferrara trovatolo
Avrai. Costui ti vorrà dare a intendere
Che del tuo servo è padre, per levartelo.
Cleandro.Non dissi mai bugia.
Filogono.                                   Non ci interrompere,
Temerario.
Lizio.                    Ogni cosa vuol principio.
Cleandro.Deh non abbiate, Filogono, un minimo
Sospetto ch’io vi inganni.

  1. Manca pur nelle antiche stampe.
  2. I Barotti ed altri: voleste.
  3. Ecco un esempio di più della voce dimestico nel senso di Servitore.
  4. Crediamo qui pure essersi voluto equivocare tra Bari città, e bari plurale di baro, o barattiere. Parla quel servo medesimo che avea prima supposto potervi essere più d’una Sicilia, d’una Catania e d’una Ferrara (att. IV, sc. 4). E vedi il luogo corrispondente della Commedia in prosa.