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266 | i suppositi. |
Vedi a che noi siam giunti! questo perfido,
Questo ribaldo finge non cognoscermi!
Erostrato.Gentiluom, voi m’avete preso in cambio.
Lizio.Non vi diss’io ch’éramo in Ferrara? Eccovi
La fè del vostro Dulippo, che simula
Di non vi aver mai veduto. Attaccatogli
Ha il suo mal questa città.
Filogono. Taci, bestia.
Erostrato.Non ho nome Dulippo: domandatene
Chi voi volete, chè dal grande al picciolo
Mi cognoscono tutti: domandatene
Costui che è qui con voi. Come mi nomino?
Ferrarese.V’ho sempre cognosciuto per Erostrato
Di Catanea, ed Erostrato vi nomina
Chi vi cognosce.
Lizio. Ormai dovreste accorgervi,
Patron, che siam tra bari. Questo giovene,
Che nostra guida e scôrta dovrebb’essere,
S’accorda con Dulippo, e vuol che Erostrato
Egli sia, e crede farlo anche a noi credere.
Ferrarese.A torto ti lamenti di me, Lizio.
Costui non seppi mai, ch’altro che Erostrato
Fusse, e dal dì che giunse di Sicilia,
Ho sentito che tutti così il chiamano.
Erostrato.E che? potresti altrimente cognoscermi,
Che per quello ch’io sono? E che? mi debbono
Dir altro nome che ’l mio proprio, Erostrato?
Ma ben son stolto, che sto a udir le favole
Di questo vecchio.
Filogono. Ah fuggitivo, ah pessimo
Ribaldo! A questo, a questo modo, perfido,
Si raccoglie il padron? C’hai tu di Erostrato
Fatto, assassino, poichè ’l suo nome occupi?
Dalio.Anche qui abbaja questo cane? e io tollero
Che così dica al mio patrone ingiuria?
Erostrato.Ritornai in casa: a chi dico io? Che diavolo
Vuoi far di quel pestel da salsa?
Dalio. Rompere
Voglio il capo a questo vecchio farnetico.
Erostrato.E tu pon giù quel sasso: ritornatevi
In casa tutti. Abbiasi riverenzia
E rispetto all’età, più che ai suoi meriti.