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atto quarto. — sc. v. 263

Filogono.                              Come è il nome?
Sanese.                                                            Erostrato.
Filogono.Erostrato è vostro figliuolo?
Sanese.                                               Erostrato
È mio figliuolo.
Filogono.                            E voi siete Filogono?
Sanese.Sì, sono.
Filogono.                 E mercatante di Catanea?
Sanese.E che bisogna tanto replicarvelo?
Non vi direi bugía.
Filogono.                                 Anzi espressissima-
mente la dici; e sei un barro e un pessimo
Uomo.
Sanese.           Avete gran torto a dirmi ingiuria.
Filogono.Oltra il dirla, saría più dritto a fartela,
Uomo sfacciato, che vuoi farmi credere
Che tu sia quel che non sei.
Sanese.                                                Son Filogono,
Come ho detto: s’io non fossi, credetemi,
Che non ve lo direi.
Filogono.                                  O Dio, che audacia!
Che viso invetrïato! Tu, Filogono
Sei di Catanea?
Sanese.                            Ormai dovreste intendermi.
Che vi maravigliate?
Filogono.                                    Meravigliomi
Come in un uomo tanta improntitudine
Trovar si possa, e sì nuova insolenzia.
Nè tu nè la natura, la qual nascere
Ti fece al mondo, ti potría far essere
Quel che son io, ribaldo, temerario,
Aggiuntator che sei.
Dalio.                                  Non fia ch’io tolleri
Che al padre del padron tu dica ingiuria.
Se non ti lievi da quest’uscio, bestia
Pazza, ti cacciarò per fino al manico
Questo schidone nella pancia. Misero,
Te, se si ritrovasse ora qui Erostrato!
Tornate in casa, signore, e lasciatelo
Che gracchi quanto vuol, gridi e farnetichi.