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258 | i suppositi. |
Poi, da Ravenna in qua, sempre a contrario
D’acqua venuto son con grande incomodo.
Ferrarese.E mali alloggiamenti vi si truovano.
Filogono.Pessimi certo; ma questo una favola
Reputo verso il dispetto e ’l fastidio
Che gl’importuni gabellieri v’usano.
Quante fïate credete che m’abbino
Aperto una valigia e un forzier picciolo
C’ho meco in nave, e rifrustato e voltomi
Sozzopra ciò ch’io v’ho dentro, e guardatomi
Han nella tasca e nel seno? Era in dubbio
Qualche volta, che non mi scorticasseno,
Per veder se tra carne e pelle fossino
Mercanzie e robbe che pagasson dazio.
Ferrarese.Ho inteso che cotesti fanno pessime
Cose, e che i mercatanti vi assassinano.
Filogono.Siatene certo; nè se ne può credere
Altro, che chi aver cerca tali ufizii
È ribaldo e ghiotton per consequenzia.
Ferrarese.Vi sarà questa passata molestia
Oggi uno accrescimento di letizia,
Quando in riposo il figliuolo carissimo
Vi vederete appresso. Ma, piacendovi,
Ditemi, perchè non più tosto il giovene
Avete fatto tornare in Sicilia,
Che voi di venir qui pigliarvi incomodo,
Non ci avendo altra cosa d’importanzia,
Come voi dite? Forse più avvertenzia
Arete avuto a non tôr dallo studio
Lui, che a tôr voi questa fatica, e mettere
La vita vostra a non poco pericolo?
Filogono.Cotesta non è stata la potissima
Cagione; anzi il maggior mio desiderio
È che finisca e lasci questo studio,
E che ritorni a casa.
Ferrarese. Non essendovi
A cuor che si facesse uomo di lettere,
Perchè il mandaste a lo studio?
Filogono. Diròvvelo.
Quando egli stava a casa, tenéa pratiche
Che non mi paréan buone nè lodevoli,
E spendeva e gettava, come i giovani