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atto terzo. — sc. v, vi. 253

Nella stalla, ho sentito! oh Dio, che istoria
Ho inteso! buon Cleandro, o buon Erostrato,
Ch’aver desiderate moglie e vergine,
Beato chi di voi torrà la giovane!
Chi la torrà, potrà trovarle vergine
Creatura nel corpo, o maschio o femmina,
Se ben ella non è. Chi di lei credere
Avría potuto tal cosa? Domandane
Il vicinato: — La più onesta giovane,
La più devota che viva: con monache,
E non con altre persone mai pratica.
Sta sempre in orazione: con l’officio,
Con la corona in mano o col rosario:1
All’uscio e alla finestra son rarissime
Volte che tu la veggia: non si mormora
Che innamorata mai fusse: ella è proprio
Una romita santarella. — Facciale
Pure il buon pro. Messer Cleandro, pigliala;
Un pai’2 di belle corna non ti mancano,
Appresso l’altra bella dote. Guardimi
Dio, che per me queste nozze si turbino;
Anzi procacciarò che le si facciano.
Ma non è questa la vecchia malefica
Che dianzi udii che scopriva a Damonio
Tutta la cosa? Ove si va, Psiteria?


SCENA VI.

PSITERIA, PASIFILO.


Psiteria.Qua presso, a casa di monna Beritola.
Pasifilo.Che? vai tu a cicalarvi e farle intendere
Delle belle opre della vostra giovane?
Psiteria.In fè di Dio, non già: ma donde, domine,
Lo sai?
Pasifilo.            Tu dianzi mel facesti intendere.
Psiteria.E quando te ’l diss’io?
Pasifilo.                                      Quando a Damonio
Lo dicevi anco, chè in tal luogo stavomi,


  1. Si noti per la differenza tra Corona e Rosario, questo da portarsi al collo; quell’altra nelle tasche od a cintola.
  2. Così, benchè senza apostrofo, la stampa del Giolito.
ariosto.Op. min. — 2. 22