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atto terzo. — sc. iii, iv. | 249 |
Fortuna, nella sua ruota volubile,
Fa che nè in tutto aver nè in tutto perdere
Mai posso la speranza. Questa pratica
Che conduce il mio servo, bench’io giudichi
Agevole, sicura e riuscibile,
Non posso star però con sicuro animo,
Che non mi venga a disturbare e a rompere
Qualche accidente, ch’ora non m’immagino.
Ma ecco ch’esce il mio padron Damonio.
SCENA IV.
DAMONIO, DULIPPO, NEVOLA.
Damonio.Dulippo.
Dulippo. Eccomi.
Damonio. Va in casa, e di’ al Nevola,
Al Rosso, al Mantovan, che a me qui venghino,
Chè dispensar1 li voglio in diverse opere;
E tu poi te ne va nella mia camera,
E cerca molto ben per quello armario
Delle scritture, finchè truovi un ruotolo
Di strumenti che parlan della vendita
Che fece Ugo Malpensa a mio bisavolo
Delle terre da Ro2 (credo rogatone
Fosse un ser Lippo da Piazza), ed arrecalo
Qui a me.
Dulippo. Così farò con diligenzia.
Damonio.Va pur, ch’uno istromento più increscevole
Vi troverai, che non ti pensi. Ah misero
Chi in altri che in sè stesso abbi fiducia!
Ah ingiurïosa fortuna, d’insidie
Piena, che a me fin di casa del diavolo
Hai questo tristo per infamia e scandalo
Mandato, e disonore e vituperio
Di me e di casa mia, perchè sia l’ultima
Mia ruina! — Venite qua, e intendetemi
Bene. Tornate in casa, e nella camera
Mia ve ne andate insieme, ove debb’essere