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atto terzo. — sc. i, ii. 247

Come io ritorni, ti dirò per ordine
Qual debbi lesso e qual arrosto cuocermi.
Pon giù il canestro tu, Crapino, e seguimi.
Oh! come volentier vedrei Pasifilo!
Nè so dove trovarlo. Ecco chi darmene
Potrà, per avventura, alcuno indizio.


SCENA II.

DULIPPO, EROSTRATO.


Dulippo.C’hai tu fatto di tuo padre Filogono?
Erostrato.Io l’ho lasciato in casa. Di Pasifilo
Ho bisogno: sapreste vo’ insegnarmelo?
Dulippo.Questa mattina desinò alla tavola
Di mio patron: non so poi dove andato ne
Sia. Che ne vuoi tu far?
Erostrato.                                        Ch’egli notifichi
La venuta di mio padre a Damonio;
Il quale è apparecchiato di promettere
La sopraddote, e tutto quel che chiedere
Sapranno a bocca. Io farò ben conoscere
A quel dottor pecorone, che studia
Di diventare un becco, che in malizia
E in cautele io non gli son per cedere.
Dulippo.Va, fratel caro, va, cerca Pasifilo
Tanto che ’l trovi, e vedi di concludere
Oggi ogni modo a nostro benefizio.
Erostrato.Dove ho a cercarne?
Dulippo.                                 Dove s’apparecchino
Conviti: il puoi trovar fra i pizzicagnoli:
Con pescatori e beccai spesso bazzica.
Erostrato.Che fa con loro?
Dulippo.                           Guata quei che comprano
Qualche gallina grassa, qualche morbida
O schiena o petto di vitella, tortore,
Quaglie, piccioni grossi, alcun notabile
Pesce, acciò a tempo che si cena o desina,
Arrivando improvviso a quelle tavole,
Con un bel — pro vi faccia — salutando li
Convitati, si assetti alla domestica.
Erostrato.Cotesti luoghi cercherò.