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236 i suppositi.

E tutto intento a fargli beneficio,
Dimoro un poco, e poi quasi scotendomi
D’un gran pensiero: — Or, non abbiate dubbio,
Gli dico, gentiluom, chè sicurissima
Via ho di salvarvi, e voglio fare ogni opera,
Per l’affezione c’ho a la vostra patria,
Che per senese non vi ci cognoschino.
Vô che ad ogn’uno voi diciate d’essere
Mio padre; e perchè meglio ve lo credino,
Alloggiarete meco. Io di Sicilia
Sono, d’una città detta Catanea,
Figliuol d’un mercatante che Filogono
È detto: così a quanti vi domandano,
Dite pur voi, che siete di Catanea,
E mercatante, e chiamato Filogono;
Ed io, che nominato sono Erostrato,
Vi farò come a padre i convenevoli.
Dulippo.Deh, come son ben sciocco e poco pratico!
Pur or comincio il tuo disegno a intendere.
Erostrato.Che ve ne par?
Dulippo.                          Assai ben; ma uno scrupulo,
Che non mi piace, ci resta.
Erostrato.                                            E che scrupulo?
Dulippo.Che stando un giorno o dui qui, ed accadendogli
Di ragionar con altri, potrà facile-
mente che tu l’abbi uccellato accorgersi.
Erostrato.Non vi pensate voi ch’io v’abbi a aggiungere
Altro? Io l’ho già sì accarezzato, e vogliolo
Sì ben trattare ed onorar, che un principe
Non potrebbe da me più onor ricevere.
E poi che fatto con tant’amorevoli
Dimostrazion me l’avrò ben dimestico,
Gli conterò tutta la trama libera-
mente; nè credo il troverò difficile
Di compiacermi in cosa dove a mettere
Egli non ha se non parole semplici.
Dulippo.Che vuoi che faccia?
Erostrato.                                  Che faccia il medesimo
Che farebbe Filogono trovandosi
In questa terra, e non fusse contrario
Al voler nostro: che obblighi a Damonio,
Senza suo danno, il nome di Filogono