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232 | i suppositi. |
Sopraddote.
Dulippo. Ben rispondesti.
Erostrato. Uditemi,
Chè non son anco ove è il punto difficile.
Dulippo.Difficile? Ci è peggio dunque?
Erostrato. Che obbligo,
Fingendomi figliuolo di Filogono,
Posso far io senza mandato in spezie
Del padre in questo?
Dulippo. Sei stato allo studio
Più di me.
Erostrato. Nè voi sête stato a perdere
Tempo; ma queste cose su quel codice
Che vi ponete innanzi, non si trattano.
Dulippo.Lascia le ciance, e vieni al fatto.
Erostrato. Dissigli
Che da mio padre aveva avute lettere,
Per le quai m’avvisava di volersene
Venir qua, ed era per partir di prossimo;
Sì ch’io speravo ch’egli dovess’essere
Venuto in pochi dì: però Damonio
Pregasse da mia parte, che ancor quindeci
Giorni aspettasse la cosa a concludere,
Perchè speravo, anzi tenea certissimo,
Che ferme e rate mio padre Filogono
Avrebbe quante promesse, quanti obblighi
Io avessi fatti in questo sponsalizio.
Dulippo.Util sarà questo indugio, ottenendolo,
Chè ancor quindici dì mi farà vivere:
Ma poi, che fia, chè non verrà Filogono?
E se venisse ancor, chi più avversario
Mi sarebbe di lui? Ah tristo e misero
Me! che sia maledetto...
Erostrato. Confidatevi
In me. Credete che non sia rimedio
A questo ancora?
Dulippo. Deh, fratel, ritornami
Vivo, chè poi che entrammo in questa pratica,
Son stato sempre più che morto.
Erostrato. Or statemi
Un poco a udir. Questa mattina, avendomi
Fatto prestar a vettura una bestia,