Pagina:Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu/231


atto primo. — sc. i, ii. 221

Avea da casa; e si fece di Erostrato
Dulippo nominare; e fingendo essere
Un pover fante, si cercò di mettere
Per servitor di mio padre, e successegli.
Balia.Questa cosa hai per certa?
Polinesta.                                            Per certissima.
Dall’altra parte Dulippo, facendosi
Erostrato nomare, e alla scolastica
Con lunghe robe del padron vestendosi,
E la riputazione usando e il credito
Come fosse figliuolo di Filogono,
Alle lettere ha dato sì buon opera,
Che in esse, ha fatto un profitto mirabile.
Balia.Non è alcun altro Siciliano ch’abiti
Qui? E1 non ce ne cápita che gli abbino
Scoperti?
Polinesta.                Nessun altro odo che ci abiti,
E pochi ce ne cápitan per transito.
Balia.Gran sorte è stata! Ma come si accozzano
Tal cose insieme? che costui che studia,
Che vuoi che sia Dulippo e non Erostrato,
Ti fa per moglie a tuo padre richiedere?
Polinesta.Gli è finzïone che fanno acciò spingano2
Il dottoraccio, il qual con tanta instanzia
Procura anch’egli d’avermi. Ma eccolo,
In fè di Dio. Ve’ che galante giovene!
Io mi farei ben mille volte monaca,
Più tosto che pigliarlo.
Balia.                                      Tu hai grandissima
Ragion, figliuola mia. Ma ritragghiamoci
In casa, prima che più ci si approssimi.


SCENA II.

CLEANDRO, PASIFILO, poi DULIPPO.


Cleandro.Non erano, o mi parve pur che fusseno
Donne dinanzi a quella porta?


  1. Aggiungiamo questo E semplicissimo, per render compiuta la misura del verso. Primo il Pezzana e, come a noi pare, d’arbitrio, mutava: Qui? Alcun non ce ne capita che gli abbia.
  2. Tengano indietro, respingano. — (Tortoli.)

19°