Desir, perchè non hanno altro, levandone
La beltà, che le faccia riguardevoli.
Ma che diremo noi de’ nostri gioveni,
Che per virtù s’avríano a far conoscere
Ed onorare? Il tempo che dovríano
Spender per acquistarle, anch’essi perdono
Non meno in adornarsi, e fin a mettere
Il bianco e il rosso. Fan come le femmine
Tutte le cose: han lor specchi, lor pettini,
Lor pelatoi,1 lor stuccetti di varii
Ferruzzuoli2 forniti; hanno lor bossoli,
Lor ampolle e vasetti: son dottissimi
In compor, non eroici nè versi elegi
Dico, ma muschio, ambra e zibetto: portano
Anch’essi i faldiglini, che li facciano
Grossi ne’ fianchi, e li giubboni empiendosi
Di bambagia nel petto, si rilievano;
E con cartoni o feltri si dilatano,
E fan larghe le spalle come vogliono:
Molti alle gambe, che si rassomigliano
A quelle delle grue, con doppie fodere
E le cosce e le polpe anco si formano.3
Sì che, se in adornarsi s’ha da perdere
Tempo, gli è più escusabil quel che perdono
Le donne: e però è giusto, ch’io dia comodo
Di polirsi a Corisca; e questo spazio
Di tempo io spenda in assalir Crisobolo,
Il qual spero di far non meno arrendere,
Ch’abbi fatto il ruffiano. Orsù, l’esercito
Delle menzogne venga innanzi, e diasi
Il guasto a questo vecchio tenacissimo.
Convien che mi si faccia tributario,