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192 | la cassaria. |
S’io manco in questa, ove io son solo. Guardimi
Dio, ch’io sia riputato mal discipulo
Di Volpino, e mi lasci tanto obbrobrio,
Tanta e sì brutta macchia in viso imprimere!
Che farò, dunque? — Che farò? Mettendomi
Per questa via..., saría molto difficile:
Che s’io vo per quest’altra..., è assai più facile,
Pur non è piana, e ci son molti scrupoli.
E per quest’altra...? È quasi la medesima.
Ma s’io fêssi così...? Sì ben; ma dubito
D’esser scoperto. Che sarà, coprendomi
In questo modo? È manco male. Or mettivi
Questa coda...; tanto è. Che fia, giungendoci
Questo uncino..., e poi questo...? Potrebbe essere
Assai buono; anzi tutto buono, anzi ottimo:
Sarà perfetto. Io l’ho trovato, vogliolo
Far a ogni modo, e non può non succedere.
L’ho conclusa; così far mi delibero:
E mostrerò ch’io non sono il discipulo,
Ma son maestro de’ maestri. Or muovomi
Contra questo ruffian con uno esercito
Di bugíe: voglio dargli il guasto, e mettere
A sacco. Così mi sii favorevole,
Fortuna, ch’io fo voto, riuscendomi
Questa impresa, di star tre dí continui
Imbriaco in tuo onor. Ecco, ch’uditomi
Hai, che ’l ruffian non vuol aspettar l’impeto
Mio, ma le porte apre e viensi a rendere.
SCENA IX.
LUCRAMO, FULCIO.
Lucramo.Quanto più differisco a lamentarmene,
Tanto più son le mie ragioni deboli.
Io volea pur Furbo meco; ma indugiasi
Tanto a tornar, che serà forza andarmene
Solo.
Fulcio. Dio! ch’io ritrovi in casa Lucramo,
Per avvisarlo...
Lucramo. Chi è che là mi nomina?
Fulcio.Della rovina che lo viene a opprimere.