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atto quarto. — sc. vii. 187

Il qual sta alla taverna della Scimia?
Crisobolo.Che taverna? che mutolo? che scimia
Vuoi ch’io conosca, manigoldo? Pajoti
Uomo che vada alle taverne?
Volpino.                                                  Veggolo
Vestito de’ tuoi panni.
Crisobolo.                                    E di che diavolo
Altro mi corruccio io?
Volpino.                                      Veggo che postosi
Ha il tuo cappello ancora.
Crisobolo.                                             Anzi che postosi
Dalla camicia ha sino alle pantoffole.1
Volpino.Per dio, sì, questa è la più strana pratica
Del mondo. Gli hai domandato chi datogli
Abbia così i tuoi panni?
Crisobolo.                                          Domandatogli
Ho pur troppo: ma che vuoi, se gli è mutolo,
Che mi risponda?
Volpino.                              Vedi che accennandoti
Te lo faccia saper.
Crisobolo.                                Io non so intendere
Chi non parla.
Volpino.                         Io sì ben.
Crisobolo.                                          Dunque l’interroga
Tu, che lo intendi.
Volpino.                                Io l’intendo benissimo,
Nè men ch’io faccia ogni altro.
Crisobolo.                                                    Tu domandagli
Dunque.
Volpino.              Chi t’ha dato cotesti? dicoti
Cotesti panni; cotesti, onde avuti li
Hai?
Crisobolo.          Vedi come ben fra lor ragionano
Con le mani, non meno che farebbono
Con lingua tutti gli altri! Dimmi, intendi tu
Ciò che vuol dir?
Volpino.                              M’accenna che pigliati li
Suoi stracci ha un qui di casa, e dato in cambio
Gli ha la tua veste e gli altri panni, e dettogli
Che qui l’aspetti fin che torni.


  1. Ed. Giol.: pantufole.