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182 | la cassaria. |
SCENA IV.
FULCIO, VOLPINO.
Fulcio.Son molti cianciatori che si vantano
Di far molte faccende e molto frappano,
E poi giunti alla prova non ardiscono
Di tentarle; fra’ quali io voglio mettere
Questo imbriaco di Volpin. Promesseci
Oggi di far a quel ruffian, con l’opera
D’un suo compagno, un giunto riuscibile
E veramente astuto, e con industria
Molto ben disegnato; e ad avvisarmene
Verrebbe immantinente che principio
Gli avesse dato, acciocchè poi seguissimo
Dal canto nostro noi, come era l’ordine.
Siam stati Caridoro ed io aspettandolo
Tutta sera, ne ancora abbiamo uditone
Novella. Io vo a trovarlo per intendere
Se mutati si sono di proposito,
O pur se qualche impedimento postoci
In mezzo, sia venuto ad interromperci.
Volpino.(Sento un che vien di là; par che s’approssimi
All’uscio nostro, e che vada per battere.)
Chi sei tu? olà, che cerchi? chi domandi tu?
Fulcio.O Volpino, altri non vô che te.
Volpino. O Fulcio,
Io non t’avevo conosciuto.
Fulcio. Abbiamoti
Da aspettar più, che venghi con Erofilo
A far quel che fu detto? di proposito
Siete mutati pur?
Volpino. Fulcio, postoci
Ha il capo con tutte le corna il diavolo,
Non pur solo la coda, come dicono;
E tutti ha scompigliati li nostri ordini.
Fulcio.Che v’è accaduto?
Volpino. Ascoltami, e diròttelo.
Deh taci, taci.
Fulcio. Ma che moltitudine
È questa, che con tal rumore e strepito
Io veggo uscir della casa di Lucramo?