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176 la cassaria.

Crisobolo.                                            Ma che indicio
N’ha tu?
Volpino.                Non pur io n’ho indicio, ma dicoti
Ch’io n’ho certezza. Ma, per dio, non perdere
Tempo in voler ch’io narri con che industria,
Con che fatica, con che arte a notizia
Ne sia venuto; ch’ogni indugio nuocere
Ti potría troppo: perchè ti certifico
Che ’l tristo s’apparecchia di fuggirsene
All’alba, tosto che le porte s’aprano.
Crisobolo.E che ti par ch’io faccia? Tu consigliami;
Che m’ha questo improvviso caso e subito
Sì oppresso, che non so dove mi volgere.
Volpino.Io ti consiglio che tu faccia intendere
Or ora al capitano di giustizia,
Che la cassa ti manca, e che involatati
L’ha questo tuo vicin ruffiano; e pregalo,
Che mandi teco il bargel, perchè entrandovi
Súbito in casa, e non gli dando spazio
Che fuggir possa o la cassa malmettere,
Sei certo di trovarla.
Crisobolo.                                   Ma che indicio
Di ciò gli posso dar? che prova fargline?
Volpino.Essendo egli ruffiano, non dà indicio
Chiaro, che sia anco ladro? E poi, dicendolo
Tu, non t’ha il capitano più da credere
Che non avría a dieci altri testimonii?
Crisobolo.S’altro indicio non c’è, siamo a mal termine.
A chi più dànno i gran maestri credito,
Che a gli ruffiani e a’ tristi? chi dileggiano,
Di chi si fan più beffe, che degli uomini
Dabbene e costumati? A chi più tendono,
Che a’ mercatanti e pari miei, l’insidie,
Ch’avemo nome d’esser ricchi?
Volpino.                                                      Lasciami
Pur venir teco, chè ben tali indicii
E conjetture gli darò, che credere
Ci potrà, le quai lascio, per non perdere
Tempo, d’ora narrartele. Affrettiamoci
Pur, e studiamo il passo, acciò indugiandoci
A dir parole, non dessimo spazio
Al ruffian di fuggire, o di nascondere