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atto terzo. — sc. ii, iii. | 153 |
SCENA II.
BRUSCO, TRAPPOLA.
Brusco.Spácciati tosto; non mi far più perdere
Tempo.
Trappola. Che fretta hai tu? chi ti sollicita?
Brusco.Ti par che senza me tutt’oggi debbano
Restar i buoi, che festuca non abbiano
Di fieno1 innanzi?
Trappola. Avranno agio di pascersi
Quanto la notte è lunga, a suo gran comodo.
Buoi saremo noi bene, e maggior bestie
De’ buoi, se per dar fieno a’ buoi lasciassimo
Questa cena, ove abbiamo a star in gaudio
Con damigelle, e in chiaranzana.
Brusco. Restavi
Pur tu, se vuoi; ch’io tosto che levatomi
Ho la cassa di collo, il collo rompere
Mi possa, s’io t’aspetto pur un attimo.
Trappola.Taci, ch’io sento aprir l’uscio; debb’essere
Questo il ruffian, chè di ribaldo ha l’aria.
SCENA III.
LUCRAMO, TRAPPOLA.
Lucramo.(Meglio m’è uscir di casa, che mi assordino
Queste cicale, che ’l capo mi rompano,
Che mi struggano, infracidino, uccidano.)
Trappola.Portano gli altri del loro esercizio
Sul petto il segno, e costui l’ha notabile
Sopra la faccia.
Lucramo. (Voi farete, femmine,
A modo mio, se vi crepasse l’anima,
Fin che starete meco.)
Trappola. Me lo mostrano
Le parole anco più.
Lucramo. (Quanta superbia,
Quanta insolenza han queste porche! Cercano
- ↑ Festuca di fieno, è lo stesso che fil di fieno. — (Tortoli.)