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148 | la cassaria. |
Che non sia qui, ma non può stare a giugnere.
Erofilo.Vuoi ch’egli stesso la cassa si carichi
In collo?
Volpino. A questo è preso anco un buon ordine.
Egli ha seco un villano, del medesimo
Patron lavoratore: qui mandatili
Ha il gentiluomo, acciò che gli ritrovino
Due paja o tre di giuvenchi, e li comprino.
Costui sarà il facchino. Ma apparecchia la
Veste e quell’altre cose che bisognano;
Chè giunto qui, non stia a bada.
Caridoro. Voletevi
Servire in altro di me?
Volpino. Ritornartene
Puoi, Caridoro, a casa: ben faremoti
Tutto il successo intendere.
Caridoro. Anderòmmene.
Addio.
Fulcio. Se non vi accade altro servizio
Da me, anderò col mio patrone.
Volpino. Vattene.
SCENA IV.
VOLPINO, TRAPPOLA, BRUSCO.
Volpino.Io dovea pur ricordarmi che ’l Trappola
Solea dir ver rade volte. Ben semplice
Son stato, e mal accorto, che lasciatomi
L’abbia restar addietro. Se ’l suo solito
Avrà fatto qui ancora, che uccellatomi
Abbia, non potrò quel che designatomi
Avevo, oggi far più, nè più rimettere
Altro in suo loco, chè gli è sera. Or eccolo,
Per dio: poichè gli è qui, spero che prospera-
mente ogni cosa mi debbia succedere.
Trappola.Gli è pur gran fatto, Brusco, ch’un servizio
Tu non sappia mai far, ch’uom te n’abbia obbligo.
Brusco.Gli è maggior fatto che non abbi, Trappola,
Mai sì da far per te, che non ti dieno
Le cose d’altri e che non s’appartengono,
Da far ancora.
Trappola. Mie le cose reputo