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144 | la cassaria. |
Mentre che con tuo padre io stavo a Napoli,
Dove era, ed è d’un di quei gentiluomini
Servo. Ora suo padrone qui mandato lo
Ha per certe faccende, e ritornarsene
Deve domani. Pur jer giunse, e statoci
Mai più non è.
Erofilo. Che m’appartiene intendere
Cotesto?
Volpino. Tel dirò; ascoltami. Vogliolo
Vestir co’ panni di tuo padre; mettergli
Giubbone e calze e berretta e pantoffole,
Ed una veste lunga e tutto l’abito
Di mercatante: egli ha buona presenzia:
Acconceròllo in modo, che vedendolo
Ognun l’avrà per uomo di gran traffico.
Così vestito andrà a trovar Lucramo:
Gli daremo la cassa che in deposito
Quei litiganti fiorentini diedero
A tuo padre, stivata di finissimi
Filati d’oro.
Erofilo. E che n’ha a far?
Volpino. Che a Lucramo
La porti, glila lasci pegno, e facciasi
Dar Eulalia.
Erofilo. La lasci in mano a Lucramo?
Volpino.A Lucramo.
Erofilo. Al ruffiano!
Volpino. Al ruffiano. Odimi
Un poco. Vò che dia la cassa a Lucramo,
O sia al ruffian, come ti par lo nomina;
E che gli dica, che pegno lasciargli la
Vuol per un giorno o dui, finchè gli numeri
Il prezzo, il qual mostrerà di concludere
Con lui.
Erofilo. T’ho ben inteso. Come diavolo,
Che la lasci a un ruffiano?
Volpino. E che la femmina
Si faccia dar. Voglio che andiam poi subito...
Erofilo.Parla pur d’altro. In mano a un barro, a un perfido,
Al maggior ladroncel del mondo, mettere
Roba di tanta valuta?
Volpino. A me lasciane