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108 i suppositi.


Psiteria.     Da me non l’ha già intesa: è stato il primo esso a dirlo a me.

Damone.     Tu ne menti, gaglioffa; tu mi dirai il vero, o ch’io ti romperò quante ossa tu hai nella persona.

Psiteria.     Se tu ritruovi che sia altramente, ammazzami ancora.

Damone.     Dove ti ha egli parlato?

Psiteria.     Quivi nella strada.

Damone.     Che facevi tu quivi?

Psiteria.     Andavo a casa di monna Bionda, per vedere una tela che ella ci tesse.

Damone.     Che accadeva a lui parlare di questo teco, se tu non avessi cominciato la fola?

Psiteria.     Anzi egli mi cominciò a riprendere e dirmi villanía, perchè ero quella che ti avevo il tutto riferito: io gli dimandai che ne sapea: egli mi disse che mi aveva udito, perchè era nella stalla nascosto quando oggi tu mi vi chiamasti.

Damone.     Ah misero me! che farò dunque? Torna tu in casa. Non morirò, che trarrò la lingua a un par di queste cicale. Mi duole ancora più che Pasifilo lo sappia, che non ha fatto che ne sia l’effetto accaduto; che accaduto ne è per pochissima mia avvertenzia. Chi vuol bene confidare un suo secreto, lo dica a Pasifilo: solo il popolo e chi ha orecchie, e non altri, lo intenderà mai. Ora se ne parla in cento luoghi. Cleandro sarà stato il primo che l’averà inteso, Erostrato il secondo, e poi di mano in mano tutta la città. Oh che dote se le apparecchia! Quando la mariterò io mai più? misero me più che la miseria istessa veramente! O Dio, fusse almen vero quello che la mia figliuola m’ha narrato, che costui che l’ha violata, non è de la vil condizione che ha simulato sin a questo giorno nella casa mia, anzi è di buon sangue e di facultà amplissime nella sua patria. Quando anche non fusse se non la metà di quello ch’ella m’ha detto, avería di somma grazia di fargliela sposare: ma dubito che con queste ciance il scelerato Dulipo ingannata l’abbia. Io voglio esaminare lui ancora: conoscerò ben io al parlare se questa è una favola, e ch’e’ s’abbia, per venire al suo disegno, finta; o pur stia così il vero. Ma non è quel Pasifilo, che esce di casa del vicin nostro? Onde ne vien tanta letizia, che salta come un pazzo nella via?