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atto quarto. — sc. iv. 93

lo, chè altri forestieri ci sono prima di voi, e non ci caperesti tutti.

Filogono.     Sufficiente famiglio, da fare onore ad ogni padrone! E chi c’è?

Dalio.     Filogono da Catania, il padre di Erostrato, arrivato questa mattina di Sicilia.

Filogono.     Vi sarà, poichè tu ne averai aperto: apri, se ti piace.

Dalio.     L’aprirvi mi sarà poca fatica; ma siate certi che non ci potrete alloggiare, chè le stanze son piene.

Filogono.     E chi c’è?

Dalio.     Non avete inteso? Io vi dico che c’è il padre di Erostrato, Filogono da Catania.

Filogono.     Quando venne egli prima che adesso?

Dalio.     Son più di quattro ore ch’egli smontò all’ostaría de la Corona, dove ancora sono li cavalli suoi, ed Erostrato vi andò poi, e l’ha menato qui.

Filogono.     Io credo che tu mi dileggi.

Dalio.     E voi v’avete piacere di farmi stare qui, perchè non faccia quello ch’io ho a fare.

Filogono.     Costui deve essere imbriaco.

Lico.     Ne ha l’aria: non vedi come è rosso in viso?

Filogono.     Che Filogono è questo che tu parli?

Dalio.     È un gentiluomo da bene, padre del mio padrone.

Filogono.     E dove è egli?

Dalio.     È qui in casa.

Filogono.     Potrei vederlo io?

Dalio.     Credo che sì, se non sei cieco.

Filogono.     Dimandalo1 in servizio, che venghi di fuori, tanto ch’io gli parli.

Dalio.     Io vo.

Filogono.     Non so che mi debba immaginare di questo.

Lico.     Padrone, il mondo è grande: non credi tu che ci sia più d’una Catania e più d’una Sicilia, e più d’un Filogono e d’uno Erostrato, e più d’una Ferrara ancora? Questa non è forse la Ferrara dove sta il tuo figliuolo, e che noi cercavamo.

Filogono.     Io non so che mi credere, se non che tu sii


  1. Le antiche stampe, ove è frequente lo scambio dell’o per l’a, hanno domandolo. Il Barotti credè emendare: Dimandali. La versione metrica ha domandane.