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60 | i cinque canti. |
12 Così disse l’araldo, nè risposta
L’imperador gli diede allora alcuna;
Ma dalla moltitudine si scosta,
E i consiglieri suoi seco raguna,
Chè lor sentenzie sopra la proposta
Dell’araldo udir vuol ad una ad una.
Il primo fu Turpin che consigliasse,
Che l’invito del Barbaro accettasse,
13 Non già da solo a sol, ma in compagnia
Di quattro o sei de’ suoi guerrier più forti;
Dei quali esser egli1 uno si offeria.
Così Namo ed Uggier par che conforti;
E che fra dieci dì la pugna sia,
O quanto può, che ’l termine più scorti:
Perchè, successo che lor sia ben questo,
Possano volger poi l’animo al resto.
14 Era in quei cavalier tanta arroganza
Pei fortunati antichi lor successi,
Che tutti in quella impresa, con baldanza
Di restar vincitor, si sarían messi.
Poi disse il suo parer quel di Maganza,
Che la pugna accettar pur si dovessi;
Ma non però venir a farla innante
Che Rinaldo ci fosse o quel d’Anglante;
15 Che ci fosse Olivier con ambi i figli,
Ruggier ed alcun altro dei famosi:
Chè quando senza questi ella si pigli,
Fôran di Carlo i casi perigliosi.
— Tenete voi sì privi di consigli
Gl’inimici, dicea, che fosser osi
Di domandar a par a par battaglia,
Se non han gente che al contrasto vaglia?
16 Se non c’intervenisse la corona
Di Francia, non avrei tanti riguardi;
Benchè, nè senza ancor, di scelta buona
Si dê mancar in tôrre i più gagliardi:
Ma dovendo venirci il re in persona,
Come abbastanza potremo esser tardi
A dargli, con consiglio ben maturo,
Compagnia colla qual sia più sicuro?