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56 i cinque canti.

Era stato alcun giorno, e poi venuto
Verso Costantinopoli per terra;
Dove certa notizia avendo avuto
Di Carlo che in Boemia facea guerra,
S’era voltato, per la dritta via
Di Servia e di Belgrado, in Ungheria.

129 Ritrovò, essendo già Filippo morto,
Avere il regno un figlio d’Ottacchiero,
Che come l’avol dritto, così ei torto
Ebbe l’animo sempre dallo Impero.
Gano gli venne in tempo a dar conforto,
Ch’era pel re di Francia in gran pensiero,
Del qual nimico discoperto s’era
Per la casa del duca di Baviera:

130 E molto si dolea di Tassillone,
Ch’avesse senza lui fatta la pace,
Di che ’l Boemme e l’Ungaro e il Sassone
Restava in preda alla francesca face.
Avea d’ajutar Praga intenzïone,
Ma dello assunto si vedea incapace:
Impossibil gli par che in così breve
Tempo far possa quel che in ciò far deve.

131 Ma se lo assedio si potea produrre,
Se potea andar in lungo ancora un mese,
Tanta gente era certo di condurre,
Oltre il soccorso che daría il paese,
Che i Gigli d’ôr nelle bandiere azzurre
Quivi restar faría coll’altro arnese:
Ma s’ora andasse, non farebbe effetto
Se non d’attizzar Carlo a più dispetto.

132 Gano promise che farebbe ogni opra,
Che Praga ancor un mese si terrebbe;
E poi che molto han ragionato sopra
Quanto far ciascun d’essi in questo debbe,
Parte Gano da Buda, e tra via adopra
Lo ’ngegno che molt’atto a tradir ebbe:
Va da Strigonia in Austria, indi si tiene
A destra mano ed in Boemia viene.

133 Il peregrino di Gerusalemme,
Con quanti avea condotti a’ suoi servigî,
Umilmente, senz’oro e senza gemme,
Ma di panni vestiti grossi e bigî,