Che n’avea mille ad ogni impresa pronti,
Di tanto ardir, d’audacia così fiera,
Che sempre innanzi iva alle prime fronti;
E sue degne opre non pur fra gli amici,
Ma laude anco trovâr dagl’inimici.
59 Era il suo nome Otton da Villafranca,
Di lucid’arme e ricche vesti adorno,
Che la fida moglier, nomata Bianca,
In ricamar avea speso alcun giorno.
La destra parte era oro, era la manca
Argento, ed anco avean dentro e d’intorno,
Quella d’argento e questa in nodi d’oro,
Le note incomincianti i nomi loro.
60 Avea un caval sì snello e sì gagliardo,
Che par non avea al mondo, ed era côrso,
Sparso di rosse macchie, il col leardo,
L’un fianco e l’altro, e dal ginocchio al dorso.
Men sicuro di lui parea e più tardo,
Volga alla china o drizzi all’erta il corso,
Quell’animal che dalle balze cozza
Coi duri sassi,1 e lenta la camozza.
61 Su quel destrier Ottone, or alto or basso
Correndo, era per tutto in un momento;
Quando lanciando un dardo, e quando un sasso,
Chè la persona sua ne valea cento.
Or s’opponeva a questo, or a quel passo;
Nè sol valea di forza e d’ardimento,
Ma facea con la lingua e con la fronte
Audaci mille cor, mille man pronte.
62 Poichè Fortuna a quell’audacia arriso
Ebbe cinque o sei giorni, entrò in gran sdegno;
Chè pur troppa baldanza l’era avviso
Che Otton pigliasse nel suo instabil regno,
Che avendo di lontano alcuno ucciso,
D’entrar nel stuol facesse anco disegno;
E gli ruppe in un tratto, come vetro,
Ogni speranza di tornare a dietro.
63 Baldovin con molt’altri glie la tolse,
Ch’a un stretto passo il colse per sciagura:
Il cavallo a voltar dietro gli colse,
↑La capra. La camozza è la capra salvalica, che più dell’altra credevasi veloce al corso.