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38 i cinque canti.

Che non mancò nè mancherà d’ajuto
Ad alcun mai che ponga in lei speranza,
Fece che, senza indugio, provveduto
Fu a tutti i luoghi ov’era più importanza:
I capitani suoi per ogni terra
Mandò a far scelta d’uomini da guerra.

41 Non si sentiva allor questo rumore
De’ tamburi, com’oggi, andare in volta,
Invitando la gente di più côre,
O forse (per dir meglio) la più stolta,
Che per tre scudi e per prezzo minore
Vada ne’ luoghi ove la vita è tolta:
Stolta più tosto la dirò che ardita,
Che a sì vil prezzo venda la sua vita.

42 Alla vita l’onor s’ha da preporre;
Fuor che l’onor non altra cosa alcuna:
Prima che mai lasciarti l’onor tôrre,
Dêi mille vite perdere, non ch’una.
Chi va per oro e vil guadagno a porre
La sua vita in arbitrio di fortuna,
Per minor prezzo crederò che dia,
Se troverà chi compri, anco la mia.

43 O, com’io dissi, non sanno che vaglia
La vita quei che sì l’estiman poco;
O c’han disegno, innanzi alla battaglia,
Che ’l piè li salvi a più sicuro loco.
La mercenaria mal fida canaglia
Prezzâr gli antiqui imperatori poco:
Della lor nazïon più tosto venti
Volean, che cento di diverse genti.1

44 Non era a que’ buon tempi2 alcuno escluso
Che non portasse l’armi e andasse in guerra,
Fuor che fanciul da sedici anni in giuso,
O quel che già l’estrema etade afferra:
Ma tal milizia solo era per uso
Di bisogno e d’onor della sua terra:
Sempre sua vita esercitando sotto
Buon capitani, in arme era ognun dotto.

  1. Il lettore erudito non potrà non porre attenzione a questa mirabile consonanza della poesia dell’Ariosto colla politica insegnata dal Segretario fiorentino. Si vedano ancora le seguenti st. 50-51.
  2. Il Barotti: «a quelli tempi.»