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canto primo. 29


111 Conchiuse, che nessuna era meglio atta
A stimularlo e far più risentire,
D’una che nacque quando anco la matta
Crudeltà nacque, e le rapine e l’ire.
Che nome avesse e come fosse fatta,
Nell’altro Canto mi riserbo a dire,
Dove farò, per quanto è in mio potere,
Cose sentir maravigliose e vere.




CANTO SECONDO.




ARGOMENTO.


               Per volontà d’Alcina, entra il Sospetto
          Nel cor di Desiderio: ond’ei per quello
          Ogni estraneo signor, con empio effetto,
          Al Franco imperator rende ribello.
          Ma Carlo al rio pensier tronca ogni effetto:
          Manda in Italia Orlando; e, or questo or quello
          Vincendo, assedia Praga: e in questa guerra,
          Della maga Medea le selve atterra.

1 Pensar cosa miglior non si può al mondo,
D’un signor giusto e in ogni parte buono,
Che del debito suo non getti il pondo,
Benchè talor ne vada curvo e prono:
Che curi ed ami i popoli, secondo
Che da’ lor padri amati i figli sono;
Che l’opre e le fatiche pei figliuoli
Fan quasi sempre, e raro per sè soli:

2 Ponga ai perigli ed alle cose strette
Il petto innanzi, e faccia agli altri schermo:
Che non sia il mercenario il qual non stette,
Poi che venir vide a sè il lupo, fermo;
Ma sì bene il pastor vero, che mette
La vita propria pel suo gregge infermo,
Il qual conosce le sue pecorelle
Ad una ad una, e lui conoscon elle.1

  1. In questa seconda stanza è parafrasata la parabola che trovasi nel vangelo di San Giovanni, cap. X, v. 11. — (Molini.)