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468 canzoni.

Ed Alba,1 e l’una e l’altra
80Mi stringe e prega che di sè mi caglia;
Giovanette ambe, ognuna bella e scaltra,
E non mai stanca di ballare a prova.
Nisa, sanguigna di colore, agguaglia
Le rose e i fior vermigli;
85Alba, i ligustri e gigli.
Ma altre arme non fian2 mai con che m’assaglia
Amor, n’altro legame ond’ei mi stringa,
Se ben tornasse ancor Dafne e Siringa. —
     Di nuovo Amor scherzando, come pria,
90D’alto diletto immenso
N’empie, e conferma il dolce affetto ardente.
Così le notti mie liete dispenso;
E pria ch’io faccia dalla donna mia
Partita, veggio al balcon d’orïente
95Dall’antico suo amante
L’Aurora vigilante;
E gli augelletti odo soavemente
Lei salutar, ch’al mondo riconduce
Nel suo bel grembo la novella luce.
     100Canzon, crescendo con questo ginepro,3
Mostrerai che non ebbe unqua pastore
Di me più lieto e più felice, Amore.




VI.4


     Deh chi sent’io, mie dolci rive amiche,
Che pur di sen vi svelle
Mio bel Genebro, e ’n quelle
Altre il ripon di voi tanto nemiche,


  1. In altro sonetto bucolico di esso Varchi: «La mia pastoral canna da cui brama Esser Nisa cantata e l’Alba.»
  2. E qui pure le altre stampe: sian.
  3. Il Varchi scrisse ginebro, rimando con Tebro, nel sonetto di cui già riportammo i primi sei versi: «Testimon questa selce e quel ginebro.»
  4. Luigi Maria Rezzi, che primo diè in luce questa canzone (Roma, tip.delle B. Arti, 1835), molto si affaticò a dimostrarcela come opera genuina di Lodovico Ariosto; ma le sue ragioni riuscirono appena a farcela credere della