Pagina:Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu/488


canzoni. 459

Col mormorar de’ limpidi ruscelli.
Sparsi le aveva Zefiro i capelli
Per quel candido collo e per la fronte;
E tremar si vedean soavemente
80Le marmoree mammelle entro al bel velo,
D’arder d’amor côr freddi, aspri e selvaggi:
Quando, svegliata, al cielo
Volse i begli occhi con splendor sì ardente,
Che diêr lume i bei raggi
85U’ non passava il sole
Là nei più folti faggi;
E, sospirando, verso l’orizzonte
Mandò pur fuor quella voce dolente:
— Ahi! dove sei ascoso, o almo sole,
90Per queste piagge sole?
     Ahi! dove sei ascoso, o almo sole,
Che il perso gregge a’ tuoi smarriti rai
Sen va gridando in tenebrosi guai?
Ahi! dove sei ascoso, almo mio sole?
95E con le chiome sparse oggi si dôle
La tua Tarpeja, e avvolta in nera gonna
Con quegli occhi di fuoco i sette colli
Empie d’orror, e grida ad alta voce:
— Perchè mi avete abbandonata, o Dei?
100Perchè da l’alto, atroce
Mio mal, da l’alte mie ruine e crolli
Fuggite? Ah! dove sei
Tu che sembravi un sole?
Che veder mi solei
105Reina de le genti, e al mondo donna
Di quanto vedi ove più in ciel t’estolli? —
Ahi! dove ascoso sei, o almo sole,
Da queste piagge sole?
     Chi regge. Apollo mio, guarda chi regge
110Le pecorelle tue: un pastor losco,
Che perso ha già nel bel paese tosco
Il suo negletto e mal guidato gregge!1


    tovano. E qual fosse in Mantova il poeta abile a scriverla, e avente ancora cagioni non lievi di sdegno contro il pastor losco che sedeva in que’ tempi, agli eruditi è già noto.

  1. Allusione al rivolgimento politico avvenuto in Firenze nel mese di maggio 1527.