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438 | rinaldo ardito. |
Passati ha i Pirenei,* 1 e va più avante,1
Chè al tutto si è disposta a seguitarlo:
Volse il cammin pigliar* 2 verso levante,
Chè anco Ranaldo spesso solea farlo;
Poi, come spinta da furor divino,* 3
Verso la Spagna prese il suo cammino.* 4
7 E lungamente nella Spagna errando,
Or nella Catalogna, ora in Castiglia,
Pur di Ranaldo va sempre cercando,
E cerca l’Aragona e la Siviglia:
Di cercarlo non resta; e nol trovando,
Verso Valenza alfine il cammin piglia,
Più presto non sapendo ove si andasse,
Che di veder la terra desiasse.
8 E quasi appresso alla cittade essendo,
Vide uscir fuori una gran gente armata,
E in mezzo a quella sopra un carr’2 piangendo,
Con l’una e l’altra man drieto legata,
Era una dama, quale a fuoco orrendo
A morir crudelmente* 5 è condennata;
E sì pietosa piagne* 6 e ajuto impetra,
Che mosso aría a pietade un cuor di pietra.
9 Con una benda aveva la donzella
Legati li occhi, come allor si usava;
Chè, non vedendo il suo tormento quella,
Così forse il morir manco le aggrava:
Però, bench’essa fusse in viso bella,
Per quella benda allor nol dimostrava;
Ma pietosa era nel suo pianger tanto,
Che gentil si mostrava insin nel pianto.
10 Bradamante, che amor3 la dama vede
Fra gente tanta, et ode lamentarla,
La causa di tal cosa a un pagan chiede,
Qual le rispose che volean brugiarla;
Nè più* 7 risposta poi a quella diede.