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418 rinaldo ardito.


13 Gallicïana, e tutta la cittade
Fu battizzata allor per man d’Orlando.
Egli si affaticò per caritade
Di battizzarli, e averli* 1 al suo comando:
Poi, mosso dall’amore e da pietade,
Dispose per Fondrano oprare il brando,
E in stato porlo; e però fe gridare
Che ogni soldato debba in punto stare.

14 E dopo alquanti giorni, partir fece
La gente* 2 di Milone a questa impresa:
Lassar Gallïciana ormai gli lece,
Poi che non teme più d’alcuno offesa.
Ma a Ferraguto ormai tornar mi dece,
Che già tutta d’amore ha l’alma accesa,
E dalla ciambra ove era, uscendo fuori,
Entrò ’n un1 campo pien di vaghi fiori.

15 Tutta2 fiorisce d’erbe la pianura,
Di colorite rose e gigli3 piena;
Avea di mirti intorno4 una verdura
Che vie più ch’altro quella facéa amena;
Cinto era intorno di5 merlate mura,
E da ogni merlo pende una catena;
Ardenti fuochi v’erano in più bande,
Qual piccol, qual mezzano e qual più grande.

16 Volava in quella* 3 un pargoletto arciero,
Quale avea dardi di piombo e di oro:
Quel fuga, questo fa l’amor sincero,
Come diversi da natura fôro.
Vola* 4 il fanciullo per quel piano* 5 altiero,
E sagitta col stral spesso uno alloro:
Par che ferir quell’arbor* 6 gli sia grato,



  1. Il MS.: ne un.
  2. I primi editori crederono trovar somiglianza (e ve n’ha certo nei concetti) tra le quattro stanze qui seguenti e le bellissime segnate 21, 22 e 59 del canto VI del Furioso. — Questa, poi, e le stanze XIX e XX tra quelle che seguono, vennero pubblicate dal Baruffaldi come appartenenti al Canto II.
  3. L’autografo: zigli. E si avverte com’uno dei segni più espressi della pronunzia provinciale.
  4. Il Baruffaldi: attorno.
  5. Lo stesso: da.
  1. * li ebbe.
  2. * L’esercito.
  3. * Stavali in mezzo.
  4. * Va.
  5. * quelle stanze.
  6. * Quell’arbor sagittar par.