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canto terzo. | 415 |
Ma in altro modo si sforzò Nestorre
E Ulisse minare il trojan regno,1
Pensando esser, l’un* 1 saggio e l’altro veglio,
Vincer con senno che con forza meglio.
2 Così visto ho a’ miei giorni,2 ovvero inteso,
Per non dar testimonio il tempo antico,
Esser Francesco re di Francia preso
Per senno, più che a forza, dal nemico;
E pria due* 2 volte innanzi esser difeso
Francesco Sforza da chi gli era amico
Contra esercito* 3 tanto e tanta boria,
Che forza non potea3 darli* 4 vittoria.
3 Con la prudenzia i suoi nemici ammorza
Alfonso Estense, mio signore invitto,* 5
Che avendo men che ’l suo nemico* 6 forza,
Hallo più volte già con senno4 afflitto.
In stato è ancora, e non fia mai ch’il torza5
Da quello per timor, per fatto o ditto;
E in casi che niun mai l’aría pensato,
Nel suo seggio signor sempre è restato.
4 Io lasserò di Julio i gran litigi
Contra di lui per seguitare il Gallo,
Zannïolo,* 7 Ravenna, e li vestigi
Lassati alla Bastía per l’altrui fallo:6
Lasserò discacciato te, Luigi,
D’Italia fuor; chè anche bene Iddio sallo
Quanto il stato de Alfonso allor pendea,* 8
Scacciato essendo chi lo difendea.
- ↑ Il Baruffaldi di avea letto: riunire il proprio Regno.
- ↑ Il fatto cui qui si allude, come gli altri avvenimenti accennati nelle st. III, IV, V e VI, sono toccati nell’Orlando Furioso, Canto III, st. LIII, LIV, LV: Canto XIV, st. II e seg; Canto XXXIII, st. XL e seg.; e ne parlano il Guicciardini nella Storia d’Italia, lib. VIII e IX, e il Giovio nella Vita d’Alfonso d’Este. — (A.-G.)
- ↑ Il Baruffaldi: potè.
- ↑ Il Baruffaldi: con gran senno.
- ↑ Il Baruffaldi ci diè così mutilo questo verso: ... e non fia mai che torza.
- ↑ Il Baruffaldi: cominciando dal secondo verso: Contro lui per seguir il fido Gallo, Zanniolo e Ravenna e li vestigi Lasciati alla Bastia per altrui fallo.