Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
408 | rinaldo ardito. |
Rinaldo, che a re Carlo è fatto amico,
E battezzarsi in tutto si volea,
Chè di Califa fatto era nemico;
E la cagion che a questo lo movea,
Ditta l’ho sopra e più non la ridico;
E in punto stan quando fia tempo e loco
Di accender fra’ Pagani un doppio fôco.
80 E per tessere alfin quel che avea ordito,
E mandare ad effetto il suo disegno,
Alla sorella prese per partito
Far di sua mente con buon modo segno;
E presto entrò con l’asta bassa ardito
Fra’ Cristïan, come li avesse a sdegno;
E percosse uno appresso alla sorella,
Che in terra il fe cadere e turbar quella.
81 La dama, allor, con rabbïoso schismo,1
Verso Ranaldo si avventò col brando,
Per mandar quello, come lo esorcismo
I spiriti infernal, di fuga2 in bando.
Del duol già ne sentì gran parossismo,3
Ma non volse il baron far di rimando,4
E beffarla e fuggir cominciò insieme,
Come un pazzo che scherza a un tratto e teme.
82 Dicea Rinaldo: — Sei tu de’ baroni
Che si chiamano in Francia paladini,
Che non potete fuora delli arcioni
Gettar li men stimati Saracini?
Se non aveste le armi e i brandi buoni,
Persi aría Carlo ormai e’ suoi confini:
E tu porti il leon, superba insegna,
Per dimostrar ch’in te gran forza regna. —
83 Per tal parole, e per la prima causa
Dell’occiso baron vicino a lei,
Seguía Rinaldo senza alcuna pausa,
Per condurlo col brando a casi rei;
E per grande ira allor saría stata ausa
Entrar nel fuoco, o dove stanno i Dei