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canto secondo. | 405 |
Per questo, gran terror la dama mise
Nel popul saracin timido e afflitto;
Gettando gambe, braccia e teste a terra,
Questo urta,* 1 quello uccide ed altri* 2 atterra.
66 Come se tra molti minuti schioppi
Bombarda scocca e sino al ciel rimbomba,1
Che non pur par che de’ nemici aggroppi2
L’animo, ma li offende, atterra e slomba;
O se nei campi pecorelle intoppi,
Dopo altri lampi, una fulminea romba;
A paragone d’altri men potenti
Par che a ferir la dama si appresenti.* 3
67 Ma Dudon fa con lei la festa doppia,
E col brando fracassa, atterra ed urta,
Minaccia, fende, rompe, taglia e stroppia,
E a questo il busto, a quello un braccio scurta;
L’uno induce timor, l’altro il raddoppia,
Per tener de’ Cristian l’audacia surta:
Ma non men Saracin da l’altro canto
Cercano di vittoria avere* 4 il vanto.
68 Artiro, Odrido, Buffardo e Bravante
Son contra i nostri da gran furia spenti:3
Come si vede a caso in uno instante
Levarsi a un tempo dui contrarî venti,
Che l’un sbatte a ponente, altro a levante,
Quel che a lor forza a caso si appresenti;
E con tal furia l’un l’altro ritrova,
Come volesser discacciarsi a prova.
69 Scontròsse con Odrido Bradamante,
E stordito il lassò, tanto il percosse;
Ferìllo al capo la donzella aitante,
Che tutto il tramutò, tutto il commosse.
Visto quel colpo il forte re Bravante,
Stimò che un Paladin la dama fosse,