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388 rinaldo ardito.

Con quale astuzia cade augello in rete:
Egli avea già nell’acque il cuor perduto,
Nè ad altro pensa che alla strema quiete;
Chè essendo armato, e d’armi di gran pondo,
Non potendo nuotar, discese al fondo.

4 Nè crediate ch’al fondo già restasse,
Anzi1 di là dal fondo fu tirato;
Chè una dama gentil subito il trasse
Fuora delle acque in luoco assai più grato:
Nè già pensò che ’l ciel tanto lo amasse,* 1
Vedendosi nelle onde trabuccato;
Ma il cielo il tutto a suo modo dispensa,
E spesso all’uom avvien quel che non pensa.

5 Come chi per errore o per disgrazia,
Cui sotto il ceppo ha il col’2 per esser morto,
E fatta gli vien poi subito grazia
Prima che moja o per ragione o torto;
Che attonito rimane e il ciel ringrazia,
E quasi muor di subito conforto:
E così appunto a Ferraguto accadde,
Vedendosi ritrar dove pria cadde.

6 Fu in una ciambra3 il cavalier condutto,
Che tutta di cristallo era smaltata:
Il palco tutto a specchi era costrutto,
E intorno intorno tutta ad ôr frissata.4
Vedendosi il barone ivi ridutto,
Gli fu tal sorte allor non poco grata;
E tutto che suspetto ancora stava,
Pur più ch’in l’umide acque ivi sperava.

7 E vôlto Ferraguto alla donzella:
— Deh dimmi, dama (disse), se ti aggrada,


  1. Qui ed altrove, il Manoscritto: Anci.
  2. I primi editori posero qui questa nota: «Trovansi in questi Canti troncate molte voci di due e di tre sillabe, che regolarmente non consentirebbero il troncamento: però non mancano esempi tra gli antichi rimatori di quest’uso più che licenza, che non si riferiscono per brevità; e le più comuni sono: col per collo, car per carro, tor per torre, tor per toro, don per donna, fal per fallo, parol per parole, schier per schiera, fer per ferro; le quali si notano qui tutte insieme, per non ripeterle ai luoghi respettivi.» Alle parole così tronche abbiamo aggiunto l’apostrofo, per renderne più pronta l’intelligenza.
  3. Camera.
  4. Fregiata, adorna.
  1. * Nè il ciel credette aver già secondo.