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media Il Negromante. Ma quando poi l’uomo si avvegga che nel Rinaldo sono allusioni storiche, per le quali è dimostrato che l’autore di esso scriveva non solo dopo la vittoria estense della Bastía e la battaglia celebre di Ravenna (Rin. Ard., c. III, st. 4), accadute nel 1512, ma benanche dopo la prigionía del re Francesco di Francia (ivi, st. 2 e 5), seguíta nel 1525; la mente in certo modo confondesi, e vien quasi meno ogni facoltà discretiva, sembrando veramente impossibile che messer Lodovico, il quale avea già dato in luce il suo gran poema ed era già intento a prepararne quella tanto migliorata edizione del 1532, potesse allora perdere il suo tempo in questi mal preparati nè meglio condotti abbozzi di un novello lavoro epico, a cui non sappiamo per verun indizio ch’egli avesse mai vôlto il pensiero. Contuttociò, molti tra i modi stessi del dire, tra quei colori che diconsi poetici, le abitudini quasi tutte del cominciare e finire i canti e le stanze, del passare da una ad altra materia, e (che più è) ancora i morali e patriottici sentimenti, non di rado ci rappresentano nell’autore di quest’ultimo una penna, un pensiero e, in somma, un’anima stessa con colui il quale aveva cantato d’Orlando: di maniera che, non sapendo indurci ad attribuire all’età sua ben matura e a lui proprio i Frammenti di cui parliamo, vorremmo almeno crederli nati in sua casa e usciti di tal persona che il Furioso avea tutto quanto (com’è palpabile) per lo senno a mente, e con Lodovico avesse come partecipato agl’intenti ed alle fantasie di cui quello s’informa. Onde prendiamo ardire di esporre un nostro sospetto, che sarà forse temerario, ma non vogliamo si dica prosuntuoso; cioè che autore del Ranaldo (com’è segnato sempre nel Manoscritto) sia forse quel Gabriele Ariosto, che conduceva a fine la Scolastica del fratel suo; o fors’anche Virginio, figliuolo del poeta, che scriveva anch’egli un prologo ad una delle commedie paterne, ed altri versi italiani. Per quest’ultima supposizione spiegherebbesi anche meglio come que’ Canti trovar si possano ricopiati ed emendati dalla mano stessa di Lodovico Ariosto.

Primo a far pubblica menzione del Rinaldo Ardito, come fattura inedita dell’autore del Furioso, fu Gianfrancesco Doni, nell’opera divulgata col nome di Seconda Librería. Al Doni, però, mal uomo nè sempre veritiero, non fu creduto, anche perchè nessuno tra i coetanei del poeta, e nè anco Virginio Ariosti, avea di ciò mosso parola, e così pur niuno tra gli eruditi o i biografi posteriori. Contuttociò, un Manoscritto autografo, o da parer tale, di quel poema trovòssi dopo circa due secoli nella raccolta di opere a stampa ed a penna formata dal dotto medico ferrarese Giuseppe Lanzoni, morto nel 1730; dalla cui casa fe passaggio alla librería dei marchesi